Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che impone nuovi dazi su un’ampia gamma di partner commerciali degli Stati Uniti.
Dopo l’accordo al 15% trovato con l’Ue in merito ai dazi, Donald Trump ha firmato in queste ore un ordine esecutivo che impone nuove tariffe su un’ampia gamma a diversi partner commerciali degli USA. L’Unione Europea è confermata al 15%. La decisione entrerà in vigore dal 7 agosto 2025 e non dalla data odierna come era stato inizialmente previsto.

Trump, firmato ordine esecutivo sui dazi
Alla fine dazi furono: Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per imporre nuove misure ai Paesi con cui ha chiuso accordi commerciali. Al momento sono state confermate le misure per i Paesi con cui ha stretto un’intesa – tra cui anche l’Unione Europea – ed è stato sferrato un nuovo colpo al Canada, con un aumento notevole delle tariffe.
La novità più grande, però, è relativa alle tempistiche. Infatti, la nuova ondata di misure va da un minimo dal 10% ad un massimo del 41%, contro la Siria, ma non entrerà in vigore oggi, come inizialmente era stato previsto, bensì tra una settimana, il 7 agosto 2025.
L’Europa resta al 15%
Per quanto concerne l’Italia, e più in generale l’Europa, confermati i dazi al 15%. Nonostante i timori nell’Ue per la mancanza di unanimità, l’accordo stipulato dal presidente americano e dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in Scozia ha retto e le tariffe sono state confermati al 15%. Tra le altre intese confermate, anche quella per il Giappone, al 15%, e per la Gran Bretagna, al 10%.
Le tariffe più alte
Da sottolineare come, tra i maggiori Paesi partner nel mirino dei dazi ci sia il Canada. Ottawa è stata raggiunta da tariffe del 35%, superiori all’attuale 25% già presente, anche se vengono esentati tutti i beni coperti dal trattato di libero scambio nordamericano. Come riportato da Il Sole 24 Ore, “secondo alcune stime questi ultimi potrebbero ammontare fino al 94% dell’export verso gli Usa”.
Un altro grande partner degli Stati Uniti, il Messico, è riuscito ad ottenere un rinvio di 90 giorni ad un aumento dei dazi dal 25% al 30% su beni non coperti dal trattato nordamericano con l’obiettivo di raggiungere un’intesa.